Leo Gullotta, un dramma devastante che ha rovinato la sua vita : “Ci ha lasciato troppo presto per…” | Non c’è stato nulla da fare
Leo Gullotta, la tragica perdita e il dolore che il triste momento che ha vissuto: ecco i dettagli del tragico evento
Leo Gullotta, all’ anagrafe Salvatore Leopoldo Gullotta, nasce a Catania il 6 gennaio del 1946. Nato da Papà Carmelo e Mamma Santina, ultimo di sei fratelli, sin dalla tenera età, si affaccia al mondo dello spettacolo con la sua prima comparsa nel Teatro Massimo Bellini di Catania. In seguito, si trasferisce a Roma e arriva al Teatro Stabile dove recita per la prima volta e assorbe il mestiere della recitazione grazie a due importanti attori come Turri Ferro e Salvo Rondone. Negli anni sessanta debutta in TV e al cinema, rispettivamente, con il film “Aria del contente (1970) di Marcello Sartarelli e ” Lo voglio Maschio (1971) di Ugo Saitta. Agli inizi i ruoli da lui interpretati sono di poca rilevanza e film allo stesso modo, non molto conosciuti.
Ma il vero cambiamento avviene con l’incontro di due registri di rilievo che “sfruttano” la sua recitazione molto duttile, la capacità di passare dal comico al drammatico, fino ad arrivare al grottesco con estrema naturalezza.Tra i film che maggiormente si ricordano ci sono: “Spaghetti House” (1982) di Giulio Paradisi, Mi manda Picone (1983) di Nanni Loy, con il quale ottiene un nastro d’argento come migliore attore protagonista.
Non di meno importanza sono le sue molteplici partecipazioni a serie TV ed in particolar modo a varietà satirico, dove oltre a parodiare diversi personaggi femminili del mondo dello spettacolo interpreta spesso la famosa signora Leonida. Di quest’ultimi, tra i più popolari, vi sono quelli messi in scena dalla Compagnia del Bagaglino e registrati al Salone Margherita di Roma, quali Biberon (1989), Creme Caramel (1991) Buccia di Banana (1994).
Tra le interpretazioni memorabili degli anni 2000 si ricorda quella ne Il Kolossal Baaria 2009, per la seconda volta con Giuseppe Tornatore. Tra le sue professioni c’è anche quella da doppiatore prestando la sua voce a Joe Pesci, Christian Clavier, Burt Young, Vincent Schiavelli oltre che a personaggi animati come il gatto in Tigre di Fievel sbarca in America, il mammuth Manfred in L’era Glaciale e il pirata spaziale Yattaran di Capitan Harlock.
Leo Gullotta: i dettagli della triste perdita
Un dolore troppo grande per Leo Gullotta, la perdita della sua amata sorella. Quest’ultima, venuta a mancare molti anni fa, a causa di un malore Una delle persone che l’attore ha amato di più durante la sua vita e che ancora ad oggi rappresenta per lui un enorme dolore così come ha raccontato alla trasmissione “Vieni da me”, condotta da Caterina Balivo. Da quando la sorella è scomparsa, non c’è giorno che l’attore le rivolga un pensiero.
Per il noto cabarettista, dopo quel triste momento, è iniziato un momento molto delicato, e la situazione lo ha segnato notevolmente. ” Una delle mie sorelle però ci ha lasciato purtroppo troppo presto per l’embolia”. Allora non c’erano gli strumenti medici per salvarla” così racconta Gullotta durante la sua intervista.
Leo Gullotta e quel ruolo tolto a causa della sua omosessualità
Nel 1995 l’attore con estrema naturalezza, durante la conferenza stampa dei film Uomini uomini uomini,
quando un giornalista gli chiese se anche lui fosse omosessuale, l’attore risposte “Si, perché?”. In seguito a quella risposta, tutti i giornali erano assaliti da quella notizia, all’epoca non esisteva il coming out, aggiunge. Soprattutto se agli inizi della sua vita, Gullotta aveva avuto relazioni eterosessuali; ma il cambiamento, improvviso, non tardò ad arrivare, decidendo di vivere alla luce del sole la sua omosessualità.
A causa, però, della suo orientamento sessuale, nel 2012 avrebbe dovuto interpretare don Pino Puglisi, ma il ruolo gli fu improvvisamente tolto. ” La pochezza di pensiero porta a questo. Non ho fatto drammi” assicura l’attore. Nonostante la lunga battaglia per la legge sulle unioni civili tra omosessuali, al fianco di Leo Gullotta, c’è Fabio da 43 anni, il suo grande amore, dimostrazione di come omnia vincit amor.