Musiche da paura con Dario Argento e i Simonetti’s Goblin

In occasione della mostra dedicata al maestro dell’horror il Museo del Cinema di Torino propone venerdì alle 21 al cinema Massimo un concerto dei Claudio Simonetti’s Goblin.

Che film sarebbero “Profondo rosso” o “Suspiria” senza la musica inquietante che li accompagna? In occasione della mostra “Dario Argento – The Exhibit” alla Mole Antonelliana, il Museo del Cinema propone venerdì alle 21 al cinema Massimo un concerto speciale dei Claudio Simonetti’s Goblin. Claudio Simonetti, classe 1952,è tra i musicisti italiani che hanno lasciato il segno nell’immaginario collettivo scrivendo colonne sonore per Dario Argento, George A. Romero, Ruggero Deodato, Sergio Martino, Lucio Fulci e Lamberto Bava.

Come è nata la collaborazione con Dario Argento?

«L’abbiamo conosciuto nel ’75. Aveva già avuto successo con “L’uccello dalle piume di cristallo”, “Il gatto a nove code”, “4 mosche di velluto grigio”. Era l’anno di “Profondo rosso”, lavorava con Giorgio Gaslini ma voleva qualcosa di meno orchestrale e più rock, stile Deep Purple o Pink Floyd. Avevamo lo stesso editore musicale di Gaslini, Franco Bixio, che lo invitò a sentirci in studio. Gaslini lasciò il film e mancava il tema principale: ci abbiamo pensato noi. Eravamo ragazzini, io a 22 anni, ero il più vecchio. Una grande fortuna».

Che rapporto avete?

«Di grandissima fiducia. All’inizio mi dava consigli poi, dopo qualche film, si è creato un rapporto bellissimo. Andremo insieme a ritirare il premio alla carriera al festival di Sitges. Ho lavorato con altri registi meno noti molto più pretenziosi. Ho fatto 11 film con lui».

Cosa genera paura nella musica da film?

«Non c’è una ricetta fissa. Ci sono cose spaventose: il canto di una bambina, la nenia, il carrillon. I bambini al cinema sono sempre inquietanti perché non sono persone complete, non si sa bene cosa pensano e cosa fanno, sono un po’ animaletti che fanno paura. Anche il contrasto funziona bene: una scena violenta con la musica classica come in “Arancia meccanica” o nell’”Esorcista”. In “Opera” è protagonista un soprano e il brano è melodioso. La “Toccata e fuga” di Bach, il “Dies Irae” di Verdi o i “Carmina Burana” di Orff angosciano. Anche l’organo e il clavicembalo».

Sono passati 45 anni da “Suspiria”. Come festeggia?

«Con un album e una versione che presentiamo a Torino molto più rock prog e poi con una tournée che ci porterà in giro fino a Natale: Stati Uniti, Canada, Tokyo».

Quando ha capito di voler fare musica?

«Sono cresciuto con mio padre musicista e ho sempre fatto solo quello. La tecnica l’ho imparata studiando composizione in Conservatorio ma tutto il resto suonando nelle cantine».

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Published by
Davide Campofranco